mercoledì 29 marzo 2017

Lettera a mia madre...

Stanotte ti ho sognata. Non mi capita spesso e non so nemmeno se me lo fossi augurato ma è successo lo stesso.
Ti ho sognata, ma il sogno era strano, c'eri te e c'era un arcobaleno di colori, calma ma anche confusione, silenzio e grida e poi .... un cavallo.

E solo quando mi sono svegliato, nel bel mezzo della notte, ho capito cosa avevo sognato. Ho capito che ho sognato il Palio, Siena, e te.
Perché in fondo ora capisco perché amo il Palio così visceralmente, in modo così passionale. Perché te eri il Palio, in qualche modo reincarnato.
La confusione, il caos mostruoso che durante i giorni del Palio è così travolgente e bagnato di sudore è la stessa arruffata confusione e lo stesso caos che spesso animava i tuoi giorni. Le 17 consorelle che durante i giorni del Palio fanno i cazzotti, litigano, ma non possono fare a meno l'una dell'altra, siamo noi, i tuoi figli. La sacralità del Palio, la commistione fra Sacro e profano che si rinnova nei secoli non può non ricordarmi della tua devozione nei confronti di Dio, di quel Dio con il quale avevi conversazioni quotidianamente e forse con il quale hai qualche volta anche litigato, della tua carità spesso dimostrata in modo discreto ed al tempo stesso della tua vis pugnandi che non eri certo propensa a nascondere.
Le bandiere che si alzano a toccare il cielo con quella leggiadria che solo gli Alfieri di Siena riescono ad imprimere credo sia la stessa della tua gioventù dedicata a tuo marito e a noi figli, con gioia e sacrificio, lo stesso che i contradaioli dedicano alla loro Contrada senza chiedere nulla in cambio.
E questo tuo essere il Palio credo che sia stato pienamente compreso da chi ti è stato accanto per 51 anni, fra gioie e dolori, spensieratezza e sacrifici.
Dal suo volto, con sorpresa, vidi scendere lacrime di gioia nel 2006. Ma la sua era gioia per te, perché aveva capito prima di me, che il Palio era il tuo ritratto, un dipinto colorato, un acquarello delicato. Il Palio era la tua rappresentazione teatrale, scritta, interpretata e diretta da te, con la partecipazione di alcune comparse. Un'opera con la pazzia di Strehler e l'allegria di Goldoni. E quelle lacrime le ho riviste quando te ne sei andata, così all'improvviso, senza avvisare nessuno, quasi un Palio a sorpresa. Ed ora che i giorni del Palio si avvicinano, che la terra in Piazza profuma di estate, che i bambini tirano fuori i fazzoletti e giocano con i barberi, sembra che tu non te ne sia mai andata. Siena comincerà a colorarsi di passione, la tua stessa
passione, a volte incontrollata ed incontrollabile, che ho odiato a volte ma che solo ora mi rendo conto di quanto mi manchi. I barberi si lanceranno furiosi ed ansimanti sul tufo, lasciando tracce sulle quali i bambini giocheranno poco dopo senza rendersi pienamente conto di quanto quelle tracce siano costate ai
cavalli ed ai fantini e a te, le cui tracce della tua vita vissuta di corsa cerchiamo ancora di interpretare e seguire.
Come la Pantera, che ultima non può mai essere, sei sempre stata prima, a nascere, a sposarsi, ad avere figli, a fare casini, e anche ad andartene.
Ma il momento in cui mi mancherai di più, sarà nel primo pomeriggio del giorno del Palio, quando Sunto comincerà i suoi possenti rintocchi, quei rintocchi che puoi sentire fino dentro le ossa. Ricordo ancora, davvero come se fosse ieri, da bambino cercavi di spiegarmi cosa succedesse: "sai Andrea, quando Sunto
comincia a suonare, un brivido scende sulle schiene dei contradaioli, perché ormai ci siamo, è Palio... Chi si deve vestire sente la responsabilità di rappresentare un popolo intero....E ascolta: ad un certo punto sentirai un silenzio assordante. È il silenzio che precede l'esplosione di vita che è il Palio, la quiete prima della tempesta". E ti rivedo, di spalle, affacciata alla finestra di quell'appartamento a Provenzano che ti aveva fatto finalmente tornare a vivere sulle lastre, intenta a fumarti l'ennesima sigaretta ed al tempo stesso ad inalare Siena.
E adesso che non ci sei più, rimane comunque la tua presenza. Come tanti amici, parenti, contradaioli non potete veramente lasciarci; la tua immagine, la tua follia, il tuo odore, i tuoi colori rimarranno per sempre fra noi, perché tu eri e sei una delle ragazze di Bastianini,
tu eri, sei e sarai, per sempre, il Palio.
Andrea




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