Una mostra in Pantera, Contrada con
cui hai un legame particolare: raccontaci perchè.
Il mio vissuto da bambino è stato nel
piazzale della scuola Saffi. Abitavo dove ora c'è l'albergo Atena. Ai
miei tempi c'era la fabbrica del Bianciardi e mio babbo era capo
fabbrica: le mie amicizie sono state più panterine che della
mia Contrada, la Chiocciola. Ricordo il Pasquini, Claudio Frati
attuale Capitano, i Borghi e altri. Ricordi di una bella infanzia...
Parlaci della tua storia artistica e
del tuo processo creativo.
Ho frequentato l'Istituto d'Arte in Via
della Sapienza nella sezione di scultura e poi l'Accademia di Belle
Arti a Firenze col Professor Berti. Dopodichè mi sono laureato in
Architettura. Rientrato a Siena nell'87, dopo aver insegnato a
Firenze, ho avuto l'occasione di poter acquistare dei locali per
farci il mio laboratorio e da lì è venuto fuori tutto quello che
avevo incamerato, messo in memoria. Lo scultore ha bisogno di una
vera e propria officina, dove si lavora il legno, si plasma il gesso,
si salda il ferro: ho investito molto nelle attrezzature, anche se
alcuni strumenti mi sono stati lasciati da mio babbo, che era un
bravo falegname. Per me quindi il legno è un materiale particolare:
io lo accarezzo, lo annuso. Ho iniziato a fare mostre e ho proseguito
nella mia formazione: un artista ha bisogno di studiare, di
aggiornarsi, di viaggiare, vedere mostre e conoscere altre esperienze.
Racconatci dal punto di vista di un
senese, qual'è la sensazione di esporre in Contrada.
Bella domanda, a cui è difficile dare
una risposta. Il pensiero che mi è venuto in mente, quando mi è
stato chiesto di fare questa mostra è stato: “chi l'avrebbe detto
mai?!!!!” Ho ripensato alla mia infanzia, a quando giocavamo a
tappini e a pallone coi ragazzi della Pantera alla Saffi. Chi
l'avrebbe mai detto, guardandomi con gli occhi dell'Io ragazzino,
adesso che ho settant'anni, arrivare a questo punto e con
l'esperienza che ritengo di avere, e tornare a “casa”,
all'origine, dove tutto ebbe inizio. La sensazione è quella di aver
pagato una sorta di pegno ai miei amici, al territorio della mia
infanzia.
La mostra è dedicata alle donne in
Contrada: hai una figura femminile di riferimento?
No. La figura è proprio la donna di
Siena, che vive la Contrada. Le donne attive del passato, che
gestivano la Famiglia-Contrada, non le Società per Azioni di adesso.
L'evoluzione della donna è stata straordinaria: oggi è più
dinamica dell'uomo, culturalmente più frizzante, più sensibile,
organizzata. L'anima della Contrada è donna: intendendola anche, ma
non solo, nel senso di portare avanti la tradizione e soprattutto la
vita. Anni fa resi omaggio alla figura femminile della Contrada e ,
come vedrete, è una figura nuda. Non volevo intendere qualcosa di
sessuale, ma la mia intenzione era rappresentare la purezza, il
candore, qualcosa che si fa vedere senza veli, nella sua
spontaneità. In ogni cerchio è rappresentata una donna con
l'animale della propria Contrada. In alcuni casi è stato difficile,
come ad esempio con la Giraffa, addomesticare un animale “alto”
in una circonferenza.
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