domenica 22 dicembre 2013

Intervista al Capitano Marco Antichi


1 Marco, sei appena diventato il capitano della Pantera, che cosa provi?
Sappiamo tutti che la carica di Capitano è molto prestigiosa: impossibile non essere onorati per essere chiamati dal popolo della Pantera, gente che conosco da sempre, a ricoprire un ruolo così importante. Ma non è questa la sensazione prevalente. Ho sempre avuto un legame forte con la contrada: è sempre stata ed è una grande passione. Dirò di più: uno dei grandi amori della mia vita, peraltro, ampiamente ricambiato. Per questo il sentimento prevalente è l’appagamento che deriva dalla possibilità di restituire una parte del bene che ho ricevuto servendo la contrada in un ruolo così importante. C’è anche un po’ di timore. Sappiamo tutti che la nostra contrada vive una dialettica interna molto vivace. E poi, si è vero, c’è anche un po’ di tensione. Dopo otto anni avverto il forte desiderio, mio personale e della contrada, di tornare a vincere. Non sarà facile ma, come panterino, so bene che dopo qualche anno senza vittoria la nostra comunità sa mobilitarsi e tirare fuori energie inaspettate che ci permettono di raggiungere l’obiettivo. C’è bisogno dell’impegno di tutti. La Pantera non ha dimensioni tali da potersi permettere di fare a meno di qualcuno. Sono ottimista, penso che ci riusciremo anche stavolta...magari non vinceremo un altro palio del secolo ma sono sicuro che sapremo apprezzarlo lo stesso! (ride ndr)


2 Non è la prima volta che il tuo nome viene accostato a questa carica, che cosa credi ci sia stato di differente in questo momento?
Prima di tutto vorrei ricordare che la Pantera in questi due anni ha ben figurato e la nostra avversaria ha continuato il suo digiuno; e credo che di questo vada dato merito a Riccardo e al suo staff Palio. Tornando a noi, sicuramente si è semplificata di molto la mia vita professionale e questo non è certo irrilevante. Ma lasciatemi aggiungere che stavolta il processo che ha portato alla mia elezione è stato molto più “naturale” sia nei modi che nei tempi. In particolare i tempi sono stati la vera differenza: quest’anno ci sono voluti quasi tre mesi dalla nomina della commissione alle elezioni mentre due anni fa dovevo decidere in una settimana. Senza contare che eravamo già a fine febbraio. Forse il poco tempo a disposizione non mi aveva permesso di sentire il “calore” della contrada. Non so come dire, avevo il timore che il mio nome fosse venuto fuori come via d’uscita da una situazione che si era fatta via via più difficile e non come un reale desiderio della contrada alla ricerca di un Capitano in grado di raccogliere il maggior consenso possibile. Chissà, forse avrei potuto agire diversamente. Ma il fatto che oggi sono qui, grazie ad un ampio consenso, dimostra che i Panterini hanno capito le ragioni del mio comportamento. Un’altra tangibile prova di affetto nei miei confronti, di cui vi sono grato. E non solo per questo. Lasciatemi aggiungere che negli ultimi due anni ho potuto toccare con mano che in realtà c’era davvero una parte significativa del popolo di Stalloreggi che vedeva in me un potenziale Capitano. E’ stato molto importante, direi decisivo. E lo sarà anche in futuro. Per un ruolo difficile come quello del Capitano è fondamentale sapere di poter contare sull’appoggio di molti e in particolare di quelli che conosci da sempre e di cui hai stima.


3 Avrai avuto modo di confrontarti con la commissione elettorale in questi mesi, che cosa pensi del loro operato?
Limitando la risposta all’elezione del Capitano devo dire che, come contradaiolo, la sera dell’elezione della commissione ero soddisfatto perché era composta da persone con la giusta esperienza di contrada, che frequentano abitualmente la Pantera e con la personalità adeguata all’impegno preso. Inoltre li conosco tutti da sempre, avevo fiducia in loro per una ragione molto semplice: perché non avrebbero dovuto comportarsi come sempre hanno fatto nel corso delle loro, ormai non più così brevi (ride ndr), vite contradaiole? E devo dire che queste sensazioni erano condivise dai più. Ho visto molti Panterini andare via sereni dall’assemblea. Dire ora che hanno mantenuto le mie aspettative potrebbe essere scontato. Vorrei dire qualcosa di più, che magari possa essere uno stimolo per un’ulteriore riflessione. Credo che siano stati bravi soprattutto nell’intuire il bisogno di partecipazione del nostro popolo. Inizialmente ero un po’ scettico, temevo che pochi avrebbero accettato di aprirsi davanti alla commissione. Inoltre per alcuni andare in contrada il martedì e il giovedì non è semplice. Credo che per molte donne sia così, ma non solo per loro. In realtà il grande afflusso di Panterini che hanno pazientemente atteso il loro turno per partecipare apertamente il loro punto di vista dimostra che i commissari hanno visto giusto nello scegliere questo modo di procedere seppure, per me e Riccardo, questo volesse in qualche modo dire sottoporsi a una sorta di pre-elezione. Non vorrei esagerare ma credo che, vista la partecipazione della gente, sia stata tracciata una strada che sarà difficile non ripetere. E il buon risultato elettorale lo dimostra. Voglio aggiungere che, da contradaiolo, mi è piaciuto il modo in cui si sono posti nei miei confronti come Capitano. Mi hanno messo di fronte alle mie responsabilità. E lo hanno fatto con i modi giusti, dandomi indicazioni molto chiare sulle aspettative dei Panterini e sul comportamento che il popolo della Pantera e loro stessi si attendono da me.
Sono suggerimenti che condivido, sarà un piacere prima ancora che un dovere non disattendere le  indicazioni della commissione.

4 Il “ragazzo” Marco Antichi avrebbe pensato un giorno di diventare il capitano della Pantera?
Francamente no. Soprattutto da ragazzo. Come sappiamo per essere Capitano e per far parte dello staff Palio è necessario poter sostenere un certo impegno economico ed essere in grado di rappresentare la Contrada con le Istituzioni Cittadine oltreché nel Palio. Difficile prevedere di poterlo fare da ragazzi. E poi, i Capitani di quando ero giovane io, erano Raffaello Mori Pometti e Aurora Cialfi Menchetti e, lasciatemi aggiungere, il Priore era Alberto Giannini. Persone diverse, ma tutte belle toste. E molto apprezzate anche in città. Come immaginare di poter diventare come loro? Poi, negli anni seguenti, la vita e le mie esperienze professionali mi hanno reso consapevole di alcune buone qualità che mi vengono riconosciute un po’ da tutti quelli che hanno a che fare con me. Ormai mi tocca crederci (ride ndr). E quindi devo confessare che di tanto in tanto mi sono ritrovato a chiedermi se avrebbero funzionato anche nel Palio. Ma fino a quando due anni fa non se n’è parlato seriamente per la prima volta, questi erano perlopiù pensieri in libertà.

5 Ti ritieni più un capitano del cambiamento o della continuità?
Bella domanda! Faccio un’intensa vita di contrada da quando ero un ragazzino. Ho vissuto i momenti difficili e caldi della fine anni settanta e quelli esaltanti del settennio 87-94. Mi verrebbe da dire che vorrei essere il Capitano della continuità con quel settennio. Era un periodo molto bello, la nostra contrada stava crescendo dimensionalmente, era piena di entusiasmo e infatti vincente. Abbiamo montato tutti i fantini migliori e ci toccava quasi sempre il cavallo bono. Ci riusciva tutto, ed essere panterini era percepito da noi e dagli altri come un privilegio. Eravamo orgogliosi di esserlo. A Siena si diceva:“lezzo come un Panterino”. E a noi piaceva... e infatti s’era piuttosto lezzi anche allora! (ride ndr) Anche gli ultimi sussulti di vivacità dei nostri rivali erano vissuti senza troppe polemiche ma con il giusto spirito di rivalsa. Poi si è rotto l’incantesimo, forse abbiamo vinto troppo, più probabilmente abbiamo avuto difficoltà a gestire la nostra crescita. Non eravamo preparati ad essere una contrada grande che deve necessariamente saper gestire le differenze di opinioni e la ricerca del consenso attraverso la mediazione e il convincimento degli altri con argomenti oggettivi e trasparenti. Non voglio insegnare niente a nessuno ma mi sembra giusto dire la mia. Credo ci sia mancata la capacità di dialogo. E quando non si riesce a dialogare ci si rifugia nei pregiudizi, nella “dietrologia” che poi sfocia nella contrapposizione. Funziona così anche altrove. Mi fermo qui, scusandomi per la digressione e torno sulla domanda. Ecco, se potessi scegliere, vorrei essere il Capitano della continuità con il settennio “magico” e della discontinuità con gli ultimi anni perché le dinamiche interne alla nostra contrada sono diventate difficili da comprendere e faticose da vivere e quindi, alla fine, noiose e sterili. E infatti, la maggior parte, ne sono annoiati più che addolorati.

6 Uno degli argomenti più sentiti dai contradaioli senesi e panterini è quello relativo al livellamento degli ultimi lotti scelti. Allo stesso tempo i capitani lamentano spesso la mancanza di scelta. Che idea ti sei fatto da fuori sull'argomento?
Come credo si sappia, negli ultimi anni sono stato proprietario di un mezzosangue arabo a fondo inglese (esperienza che consiglio soprattutto ai più giovani) che non ha avuto fortuna in piazza ma che mi ha
permesso di conoscere la Sardegna e frequentare diverse scuderie tra cui quella di Massimo Milani. Più in generale mi sono avvicinato al mondo dei fantini e dei cavallai, ed è proprio da qui che vorrei partire. La grande maggioranza di questi ultimi è realmente appassionata ed oggi, grazie al loro impegno e alla loro passione, possiamo contare su un numero molto ampio di soggetti: sono ben lontani i tempi in cui erano iscritti alla tratta poco più di dieci cavalli e “Putnick”, l’ormai mitico cavallo del polacco, era uno dei migliori soggetti; tanto è vero che fu montato addirittura da Bastiano! Questo per dire che, a mio avviso, le condizioni per avere un lotto livellato in alto, così come voluto dai popoli di tutte le consorelle, ci sono tutte e, per parte nostra, credo che sia più facile vincere con il cavallo bono che non con un buon cavallo. Non sono un esperto di cavalli (non preoccupatevi mi farò aiutare da Luca) ma credo di poter fare dei nomi. I cavalli ci sono: Magic Tiglio, Morosita, Pestifero, Indianos e Mississipi raccolgono il favore di molti, per non citare Lo Specialista. E poi altri soggetti interessanti che hanno già corso il Palio come Porto Alabe (di cui il suo allenatore dice tuttora un gran bene), e Polonski che nella sua unica carriera dello scorso agosto ha davvero ben figurato. Ci sono poi dei soggetti nuovi ma che hanno già dimostrato di sapersi adattare alla piazza. I primi nomi che mi vengono in mente sono Occolé, Mc Gywer e Ondina Prima per non parlare di Periclea, forse la cavalla che più ha impressionato in provincia lo scorso anno, e Noioso. Se consideriamo che anche altri hanno dimostrato di poter stare in piazza e che qualche nuovo soggetto ci sarà, mi sembra che “il lotto di partenza” sia buono e che metta i capitani in grado di poter scegliere. Mi verrebbe da dire ancora grazie ai proprietari. L’unica nota negativa è relativa all’addestramento dei cavalli. Sembra che quest’anno non ci siano le corse a Monticiano. Un peccato, perché tutti ritengono che sia la pista di provincia più indicativa per la piazza. Speriamo che nel frattempo cambi qualcosa.

7 Quali dei momenti istituzionali di un capitano ti dà più ansia e quale più impazienza?
Ansia l’assegnazione dei cavalli e l’ordine di ingresso al canape. Impazienza l’estrazione delle contrade e la scelta della monta. Certo, scegliere la monta non sarà facile. Ci sono quattro fantini che hanno già vinto più volte, normale pensare a loro, anche se è bene essere consapevoli che non è certo un pensiero originale (ride ndr) e quindi non sarà facile: ci sarà da combattere. Ma ci proveremo. E’ opinione comune che Gingillo e Mulas possano essere valide alternative dal momento che hanno già dimostrato di saper vincere, ma temo che per noi, per motivi diversi, potrebbero non essere percorribili nel breve. Anche fra gli altri fantini più giovani ma già esperti, molti ritengono che ci siano dei potenziali vincenti. Poi ci sono dei potenziali esordienti. Due nomi vanno per la maggiore: Federico Arri e Ireneo Cabiddu. Ma non sono gli unici. Mi fermo qui. Ma il concetto è chiaro. Con il cavallo bono ci sarà da combattere ma i riferimenti sono noti. Con il cavallo non di prima fascia ci sono diverse opzioni e quindi bisognerà riflettere bene su vantaggi e svantaggi di ognuna, prima di capire come muoversi. Del resto questo è il Palio. Soprattutto per il fantino, si sceglie non solo sulla base dei valori assoluti ma cercando di comprendere dove tira il vento. Ecco, per quanto riguarda la monta un po’ di impazienza c’è. E se ce l’ho io, mi immagino Beppe (ride ndr). Tornando serio credo che sia importante non farsi prendere dalla fretta: la Pantera ha dimostrato in passato di saper vedere lungo e di sapersi muovere. Se necessario spero di saper mantenere viva questa tradizione con l’aiuto di tutti quelli che l’hanno creata.

8 Tra i capitani del tuo “vissuto” panterino a quale ti piacerebbe ispirarti o comunque quali
potrebbero essere i tuoi punti di riferimento?
Difficile scegliere. Potrei cavarmela facilmente nominando l’ultimo capitano vittorioso, visto il Palio che ha portato a casa! Ma in realtà credo che ce ne siano anche altri. O meglio preferisco dire che vorrei avere come ispirazione e riferimento un periodo. L’ho già detto, il settennio 87-94 ha rappresentato un momento in cui nella nostra contrada tutto girava per il verso giusto e le vittorie arrivavano. Di sicuro mi confronterò con i capitani che hanno fatto la storia della contrada in quegli anni.

9 Ti senti un capitano dei giovani?
Francamente no. O meglio, non solo. Mi sento il Capitano delle “energie positive” di quelli che hanno voglia di partecipare e di darsi da fare e non di quelli che preferiscono vedere il bicchiere mezzo vuoto. Provo a spiegarmi meglio. Sicuramente i giovani rappresentano uno dei motori di questa contrada ed io ho un ottimo rapporto con molti di loro. Devo dire che con alcuni, e non sono pochi, mi trovo davvero bene. Molti stanno facendo esperienze personali e professionali che li aiuteranno a vivere bene. Ne ho stima e penso che al momento giusto sapranno essere un punto di riferimento importante per contrada. Tanti lo sono già ora attraverso il loro impegno in società o nel seggio della contrada. Non ho dubbi sul fatto che saprò coinvolgerli, sarà un piacere prima ancora che un dovere. Del resto il mio ottimo feeling con i giovani è testimoniato dalla mia assidua presenza alle partite di calcio delle Due Porte, mi aspetto di essere ricambiato da un’altrettanto assidua e partecipata presenza alle corse di provincia (ride ndr). Ma lasciatemi dire che i giovani non sono l’unica energia positiva che esprime la nostra contrada. Mi riferisco prima di tutto alle nostre donne. Ho avuto occasione di assistere all’ultima edizione di “Passo Passo pe Rioni”. Le donne della Pantera erano fra le più numerose e di certo le meglio organizzate. Le loro felpe rosse e celesti con al centro un bel 68 erano la prova visibile, oserei dire palpabile, del loro orgoglio di essere della Pantera. Bellissimo: un esempio per tutti noi! Ma ancora una volta non sono sole. Vorrei parlare anche di quelli che non sono più così giovani, i frequentatori dell’asseggeria tanto per capirsi. So bene che su questo argomento ci sono opinioni diverse. Voglio cogliere quest’occasione per condividere con tutti voi il mio punto di vista, che peraltro avevo già espresso pubblicamente in tempi non sospetti. Ho trovato bellissimo l’impegno per creare all’interno della società un luogo di aggregazione per quella fascia di età che normalmente fatica a trovare nelle attività della società “un’offerta adeguata”. Non solo hanno inventato qualcosa di nuovo che poi hanno continuato a gestire con dedizione, ma hanno cercato di farne un punto di aggregazione per tutti i contradaioli. Siamo tutti in mailing list, no? Ho trovato per certi versi geniale e per altri toccante l’idea di allungare la giornata facendo precedere la cena dal quintigliati pomeridiano. Lo sapete no? Il quintigliati si può giocare senza avere necessariamente un compagno... Più apertura agli altri di così! Quindi, Capitano dei giovani, delle donne e di tutti quelli che non cercano “il pelo nell’uovo” (passatemi l’espressione un po’ forte), di quelli che hanno voglia di stare insieme in maniera positiva e di sostenere la contrada senza se e senza ma, avendo come punto di riferimento il meglio per essa.

10 Quale sarà la tua “sfida” per i prossimi due anni?
Vincere il Palio, non far vincere la rivale, valorizzare le energie positive e cercare di continuare a divertirmi ... ovviamente senza esagerare (ride ndr). Ma voglio cogliere l’occasione per aggiungere qualcosa di meno scontato, anche se forse è improprio considerarla una sfida. Nei prossimi due anni sarà importante “fare sistema”. Ho un ottimo rapporto personale con il Priore, il Vicario e il Presidente della società, con cui mi complimento per l’eccellente risultato elettorale. Sono contradaioli di lungo corso, conoscono la contrada. Il mio impegno sarà rivolto a cercare la massima collaborazione con loro. Il rispetto dei ruoli non è in discussione, ma quello che vogliamo fare è cercare di fare squadra. La contrada non potrà che trarne vantaggio.


11 Ti senti di dire qualcosa a chi in questo momento avrebbe preferito altre soluzioni a te come capitano?
Prima di tutto voglio dire che il risultato delle elezioni è soddisfacente e quindi ringraziare i Panterini per la fiducia che mi hanno accordato: sarebbe presuntuoso da parte mia non considerare quello ottenuto come un buon risultato. Starà a me cercare di migliorarlo ma è mio dovere rispettare chi non mi avrebbe preferito come Capitano. E’ importante che si sappia che il fatto che avrebbero preferito altri non influenzerà il mio modo di essere o la mia considerazione nei loro confronti. Vorrei dire di più: finite le elezioni, finite le differenze. Mi impegno a considerare il popolo della Pantera come un tutt’uno senza distinguere sulla base di questo o quel criterio avendo l’onestà intellettuale e l’indipendenza di giudizio come principio guida del mio comportamento senza troppi sguardi verso il passato... a cominciare dalle ultime elezioni, che comunque, lo ribadisco, sono andate bene. E del resto non può che essere così. Agire diversamente vorrebbe dire non rendersi conto della realtà. La Pantera attuale ha portato a votare poco meno di trecento contradaioli: sono numeri più vicini a quelli di una contrada grande che non a quelli di una contrada piccola. E le dimensioni portano complessità. E’ normale che in una comunità grande e complessa con una storia recente piuttosto tribolata ci siano posizioni diverse. Dirò di più: guai se non fosse così. Il nocciolo della questione è come sono vissute queste diversità. Da parte mia lo saranno molto serenamente per le ragioni che ho appena detto. Non so come dire, ci stanno, sono normali. Sarebbe sorprendente il contrario. E da qui conseguirà il mio comportamento e, ne sono sicuro, anche quello di coloro che avrebbero preferito una soluzione diversa. Poi... qualche “irriducibile”.. c’è sempre (ride ndr), inutile farsi illusioni. Fa parte del gioco. Anche il percorso elettorale non è stato solo rose e fiori, no? Però credo che il segreto starà nel dare agli “irriducibili” la giusta importanza e soprattutto non alimentare la loro causa, lasciarli senza argomenti... in modo da far si che... si spengano per consunzione. Ovviamente è una battuta, ma rende l’idea (ride ndr).




1 commento:

paolo ferraris ha detto...

Al Nuovo Capitano i miei Migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo...per la Sua elezione le mie più Vive Congratulazioni!
Viva la Pantera!
Paolo Ferraris