Tommaso, sono ormai diversi anni che sei un “Panterino nel mondo" raccontaci i tuoi numerosi spostamenti.
Innanzi
tutto un saluto a tutti i panterini che, purtroppo, ormai,vedo solo
saltuariamente nei miei brevi, ma più frequenti, ritorni a casa.
Sono
ormai poco più di quattro anni che non vivo più stabilmente a Siena
e, mentre nei primi due anni ho comunque lavorato in Italia essendo
basato a Palermo e lavorando per una compagnia italiana, nel periodo
seguente ho iniziato a spostarmi per cogliere opportunità di
carriera ed appagamento professionale che ritenevo importanti per il
mio futuro.
Quindi
inìzialmente sono andato a lavorare per una compagnia Lettone a Praga.
Durante
quel periodo ho superato le selezioni per una compagnia degli Emirati
Arabi così, qualche mese dopo, mi sono spostato a Sharjah che si
trova a soli quindici minuti di macchina da Dubai.
E,
infine dopo sette mesi ed un'altra selezione sono entrato in una nota
compagnia inglese basato inizialmente a Liverpool ed attualmente a
Bristol.
Cosa
ti manca, più di ogni altra cosa, di Siena, della tua Contrada e
della tua casa?
Indubbiamente
la mancanza si sente e la sensazione di non vivere pienamente la
propria vita privata ed i propri affetti ti accompagna sempre.
Il
successo e le soddisfazioni non sempre riescono a colmare certi
vuoti, ma essere senese e contradaiolo ed avere legami forti con la
proprie origini fa sì che, ogni volta che torno, possa sentire il
calore dell'accoglienza e dell'amicizia leale che solo la vita di
contrada sanno regalarti.
Ovunque
mi sia trovato ho sempre pensato che sarebbe bastato tornare a casa,
anche solo per un breve periodo, per riassaporare tutte quelle
sensazioni che solo una città magica come la nostra sa darti.
Da
un altro punto di vista posso certamente affermare che ora so
apprezzare e valutare molto meglio aspetti o situazioni siano esse di
vita privata o di contrada, che prima davo per scontate o, magari
vivevo con troppo o troppo poco coinvolgimento.
Raccontaci
cosa vuol dire essere lontani dal Palio?
Nonostante
la nostra generazione abbia la grande fortuna di vivere in un'era in
cui, in ogni parte del mondo, tramite internet, si può facilmente
accedere all'evento Palio inteso come visione o ascolto degli
appuntamenti ad esso legati nelle 96 ore, la grande differenza la fa, ovviamente, il fatto che non si possa vivere in quella situazione la
parte di aggregazione e la condivisione con gli altri degli eventi e
delle emozioni che riempiono in maniera quasi violenta i quattro
giorni.
Nel
bene o nel male , secondo me, il poter condividere con gli altri
contradaioli i "fatti di Palio" è quello per cui questo è
così importante e al quale ognuno di noi è istintivamente e
naturalmente legato.
Ecco come il Palio in
solitaria lontano da Siena senza dubbio, è un qualcosa che più o
meno in maniera conscia si avverte come un qualcosa di incompleto o,
ovviamente, fisicamente distante.
Qualche
aneddoto particolare del tuo Palio vissuto a distanza?
Senza
dubbio il Palio più strano che ho vissuto è stato quello di Agosto
2012.
Ero
arrivato negli Emirati Arabi da soli quattro giorni e per di più in
periodo di Ramadan. La sera del 16 mi sono collegato via internet per
vedere la diretta della corsa da camera mia. Erano le 23.00 locali,
quindi fuori era notte, e già questo contribuiva ad avere una
diversa percezione del tempo che invece, a Siena, in quei giorni
specialmente, viene scandito da ritmi ben precisi e i tuoi occhi sono
abituati a certi colori e tonalità del cielo durante l'ora della
corsa. La visuale dalla grande finestra contribuiva ad uno
smarrimento totale, la vista della moschea illuminata a festa per il
Ramadan senz'altro stonava con le immagini della Torre del Mangia e
della Piazza del campo gremita. I suoni della diretta con i tamburi
che accompagnavano la diciassettina si mischiavano al canto del
muezzin che richiamava i fedeli alla preghiera. Credo che questo
rimarrà per sempre il Palio più strano che potrò dire di aver
vissuto.
Un
altro aneddoto particolare e anche meno "drammatico", anzi,
direi allegro, è stato quando il 29 Giugno 2011 stavo volando
proprio nelle ore successive all'assegnazione dei cavalli, quindi,
proprio nelle ore di fermento per quanto riguarda il lavoro delle
contrade per aggiudicarsi le monte.
Stavo
facendo la famosa e noiosa "Doppia Fiumicino" cioè Palermo
Roma e ritorno per due volte.
Già
al primo transito, cioè quando a terra si prepara l'aereo per il
volo successivo, nei minuti liberi,chiamai a Siena per avere
ragguagli sulle monte, annotando tutto sul classico foglietto che
ogni senese prepara il giorno della tratta. Ad un certo punto il
collega comincia a sbirciare il "pizzino" con sopra scritti
quei nomi strani e le correzioni dovute ai cambi e le indecisioni
delle varie dirigenze, mi guarda e inizia chiedere cosa fosse. Gli do
una spiegazione sommaria di quanto stesse avvenendo nelle stesse ore
a Siena e da lì inizia una serie di domande su Palio e annessi e
connessi per i restanti tre voli. Finale della storia a fine
giornata, augurandomi un felice rientro a Siena per il giorno
successivo, quasi compiaciuto, mi fa a memoria il resoconto di tutte
le accoppiate che ormai si erano delineate. Da quel giorno tutte le
volte che ci siamo visti o sentiti tra le domande di rito c'era:"
che si dice in Pantera?"
Adesso
sei tornato in Europa, cosa significa per te questa tappa da un punto
di vista lavorativo?
Per
il momento più che una tappa considero questa realtà lavorativa un
traguardo.
L'anno
scorso, arrivato ad un bivio dal punto di vista professionale e
privato, potevo scegliere se restare in Medio Oriente, puntando
magari a passare su un altro tipo di voli su aerei da lungo raggio,
sacrificando la mia vita privata o continuare sull'Airbus A320
facendo medio raggio ma provando a tornare in Europa.
La
fortuna ha voluto che in quel periodo mi si prospettasse
l'opportunità di partecipare alle selezioni per la mia attuale
compagnia, considerata al momento, la migliore al mondo per quanto
riguarda l'utilizzo dell'A320 e con buone prospettive di carriera e
di trasferimento in basi Italiane.
Fatte
le dovute considerazioni riguardo ai vari aspetti coinvolti nella
decisione ho ritenuto che fosse la migliore scelta e sono tornato,
fermo restando che le opportunità , eventualmente, di poter provare
cose differenti in futuro, sono sempre aperte e che tuttora continuo
a ricevere buone offerte in giro per il mondo.
Sempre
più senesi e panterini si trovano nella tua stessa situazione; una
tendenza che andrà presumibilmente ad intensificarsi. Ritieni che la
contrada possa essere vissuta a pieno anche a distanza in un mondo
“digitalizzato”?
Purtroppo
le opportunità di lavoro in Italia non sono così numerose o
allettanti e il fenomeno degli "expat" sta continuando a
crescere.
Sono
assolutamente d'accordo riguardo a qualsiasi forma di
"digitalizzazione" del mondo contradaiolo e senese e credo
che questo aiuti molto chi è costretto a vivere lontano dalle mura e
dalle lastre a mantenere vivo il proprio legame alle origini.
Non
credo che questa nuova dimensione sia un pericolo per le tradizioni
ma anzi un buon supporto anche per stimolare chi, ormai lontano da
anni possa sentirsi fuori dalla contrada e dalla città e voglia
comunque mantenere accesa la propria passione contradaiola anche a
grandi distanze.
É
purtroppo anche vero, altresì, che VIVERE la contrada è qualcosa
che, almeno per me, richiede un contatto diretto con gli altri
contradaioli e la presenza diretta in certe occasioni e in certi
luoghi.
Mi
meraviglia il senese in genere che, avendone la possibilità, si
priva , per motivi spesso futili, di partecipare alla vita di
contrada .
P.S.:
questa domanda la aggiungo in :”Tommaso che sensazione ti da avere
un'aquila cucita sulla divisa?"
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