lunedì 2 dicembre 2013

Panterini nel mondo: Tommaso Sensi a Bristol


Tommaso, sono ormai diversi anni che sei un “Panterino nel mondo" raccontaci i tuoi numerosi spostamenti.

Innanzi tutto un saluto a tutti i panterini che, purtroppo, ormai,vedo solo saltuariamente nei miei brevi, ma più frequenti, ritorni a casa.
Sono ormai poco più di quattro anni che non vivo più stabilmente a Siena e, mentre nei primi due anni ho comunque lavorato in Italia essendo basato a Palermo e lavorando per una compagnia italiana, nel periodo seguente ho iniziato a spostarmi per cogliere opportunità di carriera ed appagamento professionale che ritenevo importanti per il mio futuro.
Quindi inìzialmente sono andato a lavorare per una compagnia Lettone a Praga.
Durante quel periodo ho superato le selezioni per una compagnia degli Emirati Arabi così, qualche mese dopo, mi sono spostato a Sharjah che si trova a soli quindici minuti di macchina da Dubai.
E, infine dopo sette mesi ed un'altra selezione sono entrato in una nota compagnia inglese basato inizialmente a Liverpool ed attualmente a Bristol.


Cosa ti manca, più di ogni altra cosa, di Siena, della tua Contrada e della tua casa?

Indubbiamente la mancanza si sente e la sensazione di non vivere pienamente la propria vita privata ed i propri affetti ti accompagna sempre.
Il successo e le soddisfazioni non sempre riescono a colmare certi vuoti, ma essere senese e contradaiolo ed avere legami forti con la proprie origini fa sì che, ogni volta che torno, possa sentire il calore dell'accoglienza e dell'amicizia leale che solo la vita di contrada sanno regalarti.
Ovunque mi sia trovato ho sempre pensato che sarebbe bastato tornare a casa, anche solo per un breve periodo, per riassaporare tutte quelle sensazioni che solo una città magica come la nostra sa darti.
Da un altro punto di vista posso certamente affermare che ora so apprezzare e valutare molto meglio aspetti o situazioni siano esse di vita privata o di contrada, che prima davo per scontate o, magari vivevo con troppo o troppo poco coinvolgimento.

Raccontaci cosa vuol dire essere lontani dal Palio?

Nonostante la nostra generazione abbia la grande fortuna di vivere in un'era in cui, in ogni parte del mondo, tramite internet, si può facilmente accedere all'evento Palio inteso come visione o ascolto degli appuntamenti ad esso legati nelle 96 ore, la grande differenza la fa, ovviamente, il fatto che non si possa vivere in quella situazione la parte di aggregazione e la condivisione con gli altri degli eventi e delle emozioni che riempiono in maniera quasi violenta i quattro giorni.
Nel bene o nel male , secondo me, il poter condividere con gli altri contradaioli i "fatti di Palio" è quello per cui questo è così importante e al quale ognuno di noi è istintivamente e naturalmente legato.
Ecco come il Palio in solitaria lontano da Siena senza dubbio, è un qualcosa che più o meno in maniera conscia si avverte come un qualcosa di incompleto o, ovviamente, fisicamente distante.


Qualche aneddoto particolare del tuo Palio vissuto a distanza?

Senza dubbio il Palio più strano che ho vissuto è stato quello di Agosto 2012.
Ero arrivato negli Emirati Arabi da soli quattro giorni e per di più in periodo di Ramadan. La sera del 16 mi sono collegato via internet per vedere la diretta della corsa da camera mia. Erano le 23.00 locali, quindi fuori era notte, e già questo contribuiva ad avere una diversa percezione del tempo che invece, a Siena, in quei giorni specialmente, viene scandito da ritmi ben precisi e i tuoi occhi sono abituati a certi colori e tonalità del cielo durante l'ora della corsa. La visuale dalla grande finestra contribuiva ad uno smarrimento totale, la vista della moschea illuminata a festa per il Ramadan senz'altro stonava con le immagini della Torre del Mangia e della Piazza del campo gremita. I suoni della diretta con i tamburi che accompagnavano la diciassettina si mischiavano al canto del muezzin che richiamava i fedeli alla preghiera. Credo che questo rimarrà per sempre il Palio più strano che potrò dire di aver vissuto.
Un altro aneddoto particolare e anche meno "drammatico", anzi, direi allegro, è stato quando il 29 Giugno 2011 stavo volando proprio nelle ore successive all'assegnazione dei cavalli, quindi, proprio nelle ore di fermento per quanto riguarda il lavoro delle contrade per aggiudicarsi le monte.
Stavo facendo la famosa e noiosa "Doppia Fiumicino" cioè Palermo Roma e ritorno per due volte.
Già al primo transito, cioè quando a terra si prepara l'aereo per il volo successivo, nei minuti liberi,chiamai a Siena per avere ragguagli sulle monte, annotando tutto sul classico foglietto che ogni senese prepara il giorno della tratta. Ad un certo punto il collega comincia a sbirciare il "pizzino" con sopra scritti quei nomi strani e le correzioni dovute ai cambi e le indecisioni delle varie dirigenze, mi guarda e inizia chiedere cosa fosse. Gli do una spiegazione sommaria di quanto stesse avvenendo nelle stesse ore a Siena e da lì inizia una serie di domande su Palio e annessi e connessi per i restanti tre voli. Finale della storia a fine giornata, augurandomi un felice rientro a Siena per il giorno successivo, quasi compiaciuto, mi fa a memoria il resoconto di tutte le accoppiate che ormai si erano delineate. Da quel giorno tutte le volte che ci siamo visti o sentiti tra le domande di rito c'era:" che si dice in Pantera?"

Adesso sei tornato in Europa, cosa significa per te questa tappa da un punto di vista lavorativo?

Per il momento più che una tappa considero questa realtà lavorativa un traguardo.
L'anno scorso, arrivato ad un bivio dal punto di vista professionale e privato, potevo scegliere se restare in Medio Oriente, puntando magari a passare su un altro tipo di voli su aerei da lungo raggio, sacrificando la mia vita privata o continuare sull'Airbus A320 facendo medio raggio ma provando a tornare in Europa.
La fortuna ha voluto che in quel periodo mi si prospettasse l'opportunità di partecipare alle selezioni per la mia attuale compagnia, considerata al momento, la migliore al mondo per quanto riguarda l'utilizzo dell'A320 e con buone prospettive di carriera e di trasferimento in basi Italiane.
Fatte le dovute considerazioni riguardo ai vari aspetti coinvolti nella decisione ho ritenuto che fosse la migliore scelta e sono tornato, fermo restando che le opportunità , eventualmente, di poter provare cose differenti in futuro, sono sempre aperte e che tuttora continuo a ricevere buone offerte in giro per il mondo.


Sempre più senesi e panterini si trovano nella tua stessa situazione; una tendenza che andrà presumibilmente ad intensificarsi. Ritieni che la contrada possa essere vissuta a pieno anche a distanza in un mondo “digitalizzato”?

Purtroppo le opportunità di lavoro in Italia non sono così numerose o allettanti e il fenomeno degli "expat" sta continuando a crescere.
Sono assolutamente d'accordo riguardo a qualsiasi forma di "digitalizzazione" del mondo contradaiolo e senese e credo che questo aiuti molto chi è costretto a vivere lontano dalle mura e dalle lastre a mantenere vivo il proprio legame alle origini.
Non credo che questa nuova dimensione sia un pericolo per le tradizioni ma anzi un buon supporto anche per stimolare chi, ormai lontano da anni possa sentirsi fuori dalla contrada e dalla città e voglia comunque mantenere accesa la propria passione contradaiola anche a grandi distanze.
É purtroppo anche vero, altresì, che VIVERE la contrada è qualcosa che, almeno per me, richiede un contatto diretto con gli altri contradaioli e la presenza diretta in certe occasioni e in certi luoghi.
Mi meraviglia il senese in genere che, avendone la possibilità, si priva , per motivi spesso futili, di partecipare alla vita di contrada .

P.S.: questa domanda la aggiungo in :”Tommaso che sensazione ti da avere un'aquila cucita sulla divisa?"
É Fastidioso Non mi ci abituerò mai!!



Nessun commento: