Articolo di Augusto Codogno pubblicato il 2 dicembre 2013 su www.ilcittadinoonline.it.
La
Porta Laterina o del Laterino, posta nella cinta muraria antica che
va da Porta Fontebranda a Porta San Marco, ha una storia particolare,
legata alle chiese, ai monasteri, alla toponomastica ed alle
battaglie che presso di essa vi furono.
Questa
porta si apriva, come dalla descrizione dell’erudito Teofilo
Gallaccini,
“sul
settimo circuito di Siena, che è l’ultimo del terzo Città, il
quale parte discendendo, e parte ascendendo rincontro alla fonte
della Vetrice, che a tempi nostri s’è tutta ricoperta dal terreno
accresciuto, sì per le piene del piano del mercato delle vaccine, e
de’ porci: ed ascendendo al Poggio del Cardinale volto a ponente,
segue dilongandosi; formando un’angolo in un cavaliere a piedi,
dove torcendo verso Mezzo giorno primieramente forma la porta di
Laterino murata già sono più d’ottant’anni, quindi torcendo
alquanto longo l’orto delle monache di S. Marta, si allonga fin che
da luogo alla porta a San Marco”.
Questo
tratto di mura fu portato a compimento intorno al 1326 e la nostra
Porta Laterina, venne detta “Porta
Nuova di Stalloreggi”o
anche “di
Stalloreggi
di Fuori”,
in quanto era il prolungamento esterno della stessa via e porta di
Stalloreggi più antica.
Questo
nuovo circuito murario, che cominciava dal convento delle Monache di
Vallepiatta e che si iniziò a progettare nel 1247,
prevedeva anche la costruzione della Porta di Fontebranda. Al termine
dell’opera, furono disattivate le porte di Vallepiatta di Sotto e
della Vetrice, che vennero sostituite dalla più esterna Fontebranda,
mentre più in alto persero importanza, con la nuova porta del
Laterino, quella di S. Ansano (dietro l’ospedale, vicino alla
chiesa di S. Sebastiano lato fosso), quella del Verchione (vicino a
Piazza della Postierla) e quella di Stalloreggi, detta anche “Due
Porte” per la forma a doppio fornice.
Nel
1355
il
Comune ordinava alle Compagnie Militari di “custodire” le porte
di accesso alla città ed anche questa era nell’elenco di quelle al
quale si doveva fare la guardia. Di Porta Laterina se ne occupava al
tempo la Società di “Stalloregii exterioris” che doveva anche
presidiare la via che andava alla famosa “Fonte della Vetrice”,
come emerge dalle cronache del Tizio : “…Societatis
Stalloregii interioris ad Portam Stalloregii & ad angulum
Verchionis, Societatis Stalloregii exterioris ad Portam
Laterinam
& ad viam, qua tendur ad Fontem Vetricius…”
Il
luogo dove sorse (poggio e borgo del Laterino), era anticamente
chiamato Poggio del Rosajo e successivamente prese il nome di Poggio
del Cardinale.
A
poca distanza dalla porta Laterina, (internamente dopo la costruzione
della nuova cinta muraria), nacque intorno alla fine dell’ 800 un
Monastero che si chiamò della “Santissima Trinità”.
Secondo
Luigi Torelli, autore dei “Secoli Agostiniani”, ovvero la storia
del Sacro ordine eremitano agostiniano, questo convento del Laterino,
fu concesso prima ai Cistercensi, come è anche dimostrato da un
documento del 1208 e poi passò agli agostiniani a metà dello stesso
secolo grazie ad una concessione fatta dal Priore di San Galgano
all’Eremo di Lecceto.
Probabilmente
ci furono dei problemi perché, come testimoniano alcuni documenti
rinvenuti nella nostra Biblioteca Comunale, nel 1256 dovette
intervenire il Vescovo di Perugia con mandato di Papa Alessandro per
derimere delle controversie nate tra i “frati della Trinità del
Laterino” ed alcuni senesi.
Nel
1339,
dopo un periodo in cui fu governato da un altro ordine religioso,
tornò ancora agli agostiniani con altro beneficio concesso sempre
dal priore di San Galgano.
La
Chiesa della Trinità venne infine distrutta nel 1426/1428.
Vicinissimo
alla Porta Laterina era anche un antico Ospedale detto “de’
Tignosi”, probabilmente lo stesso attribuito a quei monaci eremiti
camaldolesi che poi si sposteranno definitivamente vicino a porta
Laterina nel 1348, provenienti dal vicino poggio di Galignano.
Documenti testimoniano però che quest’ordine aveva già alcuni
possedimenti nel poggio del Laterino fin dalla metà del 1200. Qui
fonderanno una nuova Abbazia con il nome di S. Maria (poi detta della
Rosa), che venne distrutta nel 1554, al tempo della Guerra di Siena,
costringendo i suoi frati a spostarsi a Santa Mustiola (Badia ad
Arco). Secondo il Pecci (invece), i monaci vennero nel Poggio della
Rosa undici anni prima e cioè nel 1337 e la loro Badia prese il nome
proprio dalla località, tanto che, quando i frati si trasferirono a
Badia ad Arco, vicino a Piazza S. Agostino, questo nuovo convento
continuò ad essere chiamato dai senesi “Badia della Rosa”.
La
sua distruzione del 1554 non fu opera, come alcuni sostengono, delle
truppe imperiali, ma avvenne da parte degli stessi senesi che, in
quel modo, volevano evitare che diventasse un punto d’appoggio per
i nemici, in quanto troppo vicino alle mura. Tale strategia fu
adottata anche a Porta Tufi e a Porta Romana dove furono abbattuti
altri importanti monasteri.
Dalle
cronache del Sozzini infatti, emerge che nel dicembre del 1554, i
tedeschi avevano fatto un fosso fuori dalle mura di Laterino,
“rincontro
al baluardo murato, per timore che una notte gl’Imperiali non vi
appoggiassero le scale, per essere in quel luogo le mura più basse
della città”.
L’ubicazione
dell’antico monastero della Rosa era secondo le antiche fonti, di
poco fuori dalla porta, probabilmente dove sorse poi il Camposanto,
mentre l’antica chiesa della Santissima Trinità era, secondo il
Macchi, a ridosso della porta, ma dalla parte interna.
Proprio
sulle rovine della chiesa della Santissima Trinità, nel 1643,
Mattias de’ Medici aveva autorizzato i “Dazzieri” del fisco,
che qui stanziavano costantemente a presidio, la costruzione di una
cappella dedicata a S. Giovanni Battista decollato che servì per
oltre un secolo (fino al 1786), previa autorizzazione della
Biccherna, alla contrada della Pantera ed era offiziata dalla
“Compagnia della Morte” che qui dava gli ultimi servigi ai
condannati alla pena capitale. Per questo motivo questa piccola
chiesa venne appellata dal popolo con il nome di “chiesino degli
impiccati”. Dal Diario del Gigli riportiamo in proposito il
seguente testo:
“La
domenica fra l’Ottava della Decollazione solennizzano gli abitanti
della Pantera alla Chiesa, dove si dà sepoltura a Giustiziati la
festa del Santo Precursore. Fu questa fabbricata dal Fisco nell’anno
1643 e vi ha giurisdizione, come sopra si disse, la Compagnia della
Morte.
Vedesi
dietro a detta Chiesa l’antica Porta del Laterino oggi serrata,
fuor della quale resta il Poggio del Rosajo, dove fu altra volta un
Monastero di Camaldolensi; oggi s’intende questo luogo il Poggio
del Cardinale…”.
Nel
1492, il Cardinale Francesco Piccolomini comperò per 1.200 fiorini,
in questa zona, un podere ed un sottostante mulino (credesi quello
denominato di Lama o delle Lame), che erano dello Spedale di S. Maria
della Scala e da allora il Poggio Laterino prese il nome di Poggio
del Cardinale.
Dal
questo luogo fuori da Porta Laterina, scendeva, fin dal 1100, una
strada che traversava la Tressa in un punto chiamato Ponte del Rosajo
e che nel 1184 fu celebre per i fatti di guerra che videro l’esercito
dell’Imperatore Federico sconfitto da Siena. In realtà Federico,
al quale la nostra città aveva chiuso le porte in faccia, aveva
lasciato solo metà del suo esercito, alla guida del figlio Arrigo,
partendosene convinto che, per l’assedio di Siena, bastassero poche
migliaia di soldati, ma sbagliò i suoi calcoli.
Sempre
su questo colle, volsero a favore della Repubblica senese, le sorti
di un’altra battaglia: quella del 1526, quando i fiorentini vennero
clamorosamente messi in fuga dalla inaspettata fuoriuscita
dell’esercito di Siena sotto assedio. Proprio in questa località
vennero rotte le truppe “Corse” e ci fu il primo cedimento delle
linee nemiche che si concluse poi con la sconfitta passata alla
storia come la “Battaglia di Camollia”, in quanto l’esercito
fiorentino, proprio fuori da Camollia aveva concentrato il grosso
degli armati e fu stretto a sorpresa in una morsa a “tenaglia”
dai fuoriusciti senesi.
Nessun commento:
Posta un commento