martedì 3 febbraio 2015

Gli arredi sacri e la Madonna della Mandorla

Al piano inferiore è una stanza ipogea ottenuta con lavori di ampliamento conclusi nel 2001. Sono qui esposti gli arredi sacri commissionati dalla Contrada tra la prima metà del Settecento e la metà del secolo successivo. Alla parete sinistra è collocata un’acquasantiera intarsiata con vari marmi e sormontata da uno stemma della Contrada di marmo giallo, commissionata nel 1851 al “marmista Neri”. 

Nella vetrina vicino all’acquasantiera è il reliquiario di San Giovanni contenente reliquie del patrono donate nel 1731 dal pievano Francesco Viticchi, probabilmente correttore della Contrada, e inserite in un reliquiario in legno dorato coperto da una sfoglia d’argento con sbalzato lo stemma della Contrada. È un oggetto di particolare interesse perché dal 1731 è ininterrottamente usato per la benedizione del cavallo e per il mattutino la sera della festa titolare. Nella stessa vetrina, insieme con altri oggetti liturgici, è esposto anche un corredo di candelieri intagliati e dorati databile alla metà del XVIII secolo, di notevole interesse perché, come testimoniano gli stemmi con la pantera rampante applicati a ogni candeliere, furono realizzati per la chiesa della Contrada. Di fattura particolarmente pregevole sono quattro reliquiari a forma di palma con reliquie di Santi martiri. Sulla parete di fondo è un davanzale da altare in legno intagliato e dorato tra il 1852 e il 1853 da Giuseppe Pocaterra (documentato dal 1820 al 1873) con intagliata la Testa di San Giovanni e nei pannelli laterali due stemmi della Contrada. Pocaterra intagliò anche il ‘trono’ per l’esposizione del SS. Sacramento in occasione delle “Quarant’ore” esposto in questa stanza. Sopra l’altare è appesa la Madonna del Rosario, pregevole opera dipinta nel 1767 dalla pittrice senese Rosa Lazzerini. Nella vetrina centrale è la scultura lignea della Madonna della Mandorla, donata dal Comune di Siena alla Contrada nel 1821, quando la Pantera si insediò in Santa Margherita.
La scultura è un’opera quattrocentesca riferibile all’ambiente di Jacopo della Quercia, è stata in passato attribuita al principale scultore del Rinascimento senese, ma è ormai difficile leggerne i caratteri stilistici nascosti da una pesante ridipintura applicata in occasione di un restauro eseguito nel 1888. Nella vetrina di destra sono due corredi di candelieri intagliati e dorati, uno è databile alla prima metà del Settecento e non ne conosciamo la provenienza, l’altro fu realizzato dall’intagliatore Marcello Fineschi (documentato dal 1826 al 1885) e dorato dal panterino Leopoldo Pavolini tra il 1848 e il 1851. Anche questo corredo è caratterizzato dagli stemmi della Contrada applicati a ogni oggetto.






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