Nel
2014 si sono compiuti cento anni da quando sono finiti i lavori
della posa dell'acquedotto per portare l'acqua del Vivo a Siena e nel
nostro rione di Stalloreggi.
In
via Stalloreggi vi era la torre di detto acquedotto formata da tre
gruppi di tubature. Due di questi apportavano acqua che confluiva nel
terzo da dove acquistava forza per raggiungere gli ultimi piani degli
appartamenti cittadini. nel 1982, quando l'acquedotto fu esteso al di
fuori delle mura la torre fu tolta. Tuttavia il consumo crescente
dell'acqua aveva reso necessario per potenziarne la distribuzione,
così nel 1985, iniziò il prelievo d' acqua dal Luco, nei pressi di
Rosia e furono ampliati i serbatoi di Montarioso.
Nella
Pubblicazione “Le fonti di Siena e i loro acquedotti: note storiche
dalle origine fino al 1555” di Fabio Barbagli Petrucci sono
riportate le notizie della Fonte del Mandorlo, posta nel declivio
dell'attuale Via Paolo Mascagni con accesso al n. 6, alla quale si
rivolgevano gli abitanti del rione di Stalloreggi per dissetarsi. La
stessa fonte assieme ad alte vene provenienti dal pendio sotto il
Fosso di S. Ansano hanno alimentato il pozzo detto del Rosone di
Santa Maria della Scala.
La
F. del mandorlo
Questa
fonte è ormai del tutto scomparsa. Non restano altro che le tracce
dei suoi bottini nell' orto dietro lo Spedale di S. Maria della Scala
e in un luogo che anche si chiama, per antica tradizione, Fosso di S.
Ansano. Concordi, i cronisti fanno la sua costruzione al 1352 e la
origine del suo nome da una pianta di mandorlo che stava lì presso.
Dice il Tizio: « Fons, a migdole nomine sortitus, inde fuit in orto
post Dive Marie Xenodochi. positus ex Portas Getninas, hoc anno a
senensibur, est constructus. pro quo Respublica Senarum construendo.
fiorenos 50 persolvit, sumptum vero reliquum de cu-ria regionis Mins,
universus vero sumptus librarunt 200 ac vi-ginti trium fuit. Gratia.
Fecti filio, cive senense, turo praefecto auctore. (...)
Il 6 ottobre di quell' anno fu letta in Consiglio Generale una
petizione degli uomini di Stalloreggi. Essi esposero come, essendo la
loro contrada fra le più elevate della città ed avendo grande
carestia di acqua per le persone e per gli animali, si erano decisi,
tempo indietro, a incaricare certi maestri e alcuni astrologi di
ricercare in quei pressi un luogo che avesse
probabilità di acqua, ma che nulla avevano trovato. Si erano allora
ricordati di aver sentito dire dai loro vecchi che presso la mora
centrale delle Due Porte e dalla parte della città, cioè
internamente, doveva essere un pozzo di acqua viva da gran tempo
richiuso. Fecero le indagini e trovarono il pozzo e 1' acqua. Ma, per
essere esso profondissimo, mal si poteva attingere e quindi, dopo
aver fatti i necessari rilievi, proponevano al Consiglio Generale di
fare un condotto sotterraneo dal fondo del pozzo nel vicino orto
dello Spedale di S. Maria dove è un albero che si chiama mandorlo e
ciò con poca spesa e molta utilità. Presso il mandorlo si sarebbe
edificata la fonte a spese, specialmente, delle contrade di
Stalloreggi. di S. Quirico, di borgo S. Marco, di Postierla e Valle
Piatta di sopra. Il Consiglio allora decise di consentire il lavoro e
di concorrere nella spesa con 50 fiorini d' oro. lasciando il resto a
carico dei cittadini.
Le
tracce dei tre bottini sono evidentissime anche ora. Certamente
quello dei tre, volto verso la Trinità era breve e portava poca
acqua, l' altro, che proveniva dal lato diametralmente opposto, era
pur esso tanto poco abbondante:e buono che fu murato a pochi metri di
distanza da dove sorgeva la fonte; il terzo che accennava verso le
due porte e poi, con lieve piegata, verso il pozzo del Convento del
Carmine, era molto lungo e abbondantissimo. Presso la fonte era uno
spiraglio o pozzo d' ingresso. profondo otto metri, a piè di esso il
bottino, pochi anni or sono, venne sbarrato con un muro dentro il
quale fu lasciato un tubo di piombo con una chiavarda.
Attualmente
l'ortolano che l'ha in consegna, lascia empire in pochi giorni il
bottino e lo spiraglio tino a colmarlo, poi apre la chiavarda e
l'acqua durare giorni e tre notti di seguito a sgorgare a bocca di
barile con forza indicibile. Dove i tre bottini convergono trovasi
nel muro una pietra con 1'anno 1756 e nella volta 1' impresa dello
Spedale di S. Maria della Scala a testimoniare che un tempo vi ebbe
dei diritti.
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