Quando
capita di camminare nel Museo, alcuni oggetti attirano la nostra
attenzione perchè ci richiamano ricordi, altri perchè estremamenti
belli, altri ancora perchè ci incuriosiscono e solleticano la nostra
fantasia. Nel mio caso mi sono sempre chiesto cosa rappresentassero
(messi assieme in quel modo) gli stemmi della Pantera, della Società
del Leone e della Libertas. Mi sono quindi affidato ai due supremi
pozzi di conoscenza panterina, ovvero Alessandro Leoncini e Umberto
Poggiolini ed il racconto che ne è venuto fuori è questo:
parafrasando il Complesso degli stemmi della repubblica senese,
composto dallo stemma della Città (la balzana), da quello del Popolo
(il leone) e da quello della repubblica (la libertas) il trio degli
stemmi della Sala delle Vittorie vuole rappresentare proprio il
legame inscindibile che vincola lo Stemma stesso della Contrada (il
Simbolo), il Popolo inteso come insieme delle persone e la loro
unione, il patto sociale che intercorre tra essi. I tre stemmi, che
devono essere letti con univocità, sono appunto una sintesi perfetta
della Contrada, con un simbolo, degli ideali e delle leggi che
uniscono il popolo.
I tre
stemmi senesi sono appunto la rappresentazione della collettività,
intesa sotto tutte le sue sfaccettature. L’origine “politica” è
dunque chiara, ma alcune leggende sono nate attorno alla loro genesi:
si dice che l’insegna blu della Libertas sia stata offerta da Carlo
Magno e quello del Popolo da Ottone, come ricompensa alla lealtà
della Città verso l’Impero.
Dal
rapporto di questi tre stemmi si può comprendere le differenze che
intercorrono tra il Leone della Società panterina, rappresentante
appunto il Popolo e quello dell’Istrice, che sta ad esprimere la
Contrada soppressa.
I tre
stemmi sono stati realizzati tra gli anni ’30 e ’40 del XX
secolo.
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