Quali sono le tue prime sensazioni
da Presidente della Società Due Porte?
Entusiasmo e senso di responsabilità, perché così ci si deve sentire quando si intraprende con convinzione una nuova avventura, e le due componenti sono fondamentali per affrontare gli impegni e le inevitabili difficoltà che ci saranno nel ricoprire il ruolo di presidente in un momento così delicato per la Contrada. E al tempo stesso, nel ricoprire questo incarico mi sento gravato da una responsabilità che non mi spaventa perché in primis sono convinto che tutti i componenti del gruppo che abbiamo costituito insieme al lavoro della Commissione saranno all’altezza dei ruoli e compiti che andranno a ricoprire. Ed inoltre, i molti attestati di stima e di fiducia ricevuti da Contradaioli di tutte le età mi danno un immenso piacere e mi stimoleranno a dare il massimo per ripagarli. Evidentemente, anche dopo qualche anno di inattività da ruoli in “prima linea”, esiste un curriculum contradaiolo e la serietà e l’impegno che ho sempre messo sono quantomeno riconosciuti.
Per i prossimi due anni sarai il
nuovo Presidente di Società. Che cosa ci sarà da conservare degli
ultimi mandati e cosa da aggiungere?
Sarebbe banalmente facile fare la lista della spesa e dire di mantenere tutto ciò che ha funzionato e rivedere quel che non va. Il lavoro dei predecessori è stato importante sia per gli accordi commerciali allacciati che per le iniziative intraprese e vanno quindi ringraziati per l’impegno che hanno profuso e, molti di loro, mantenuto per più mandati; un impegno che è volontario e inevitabilmente va in conflitto con la vita privata, questo non va dimenticato e a maggior ragione sottolineato. Tuttavia va evidenziato il profondo stato di apatia che ci ha colpito negli ultimi tempi; questo sarà anche un po’ colpa di tutti che ci sentiamo sempre indispensabili e troppo orgogliosi, ma qualche carenza da parte di chi ha la responsabilità della Contrada è evidente. Quindi si dovrà intervenire innanzitutto per rimettere in funzione un macchinario che si è inceppato, e ce la metteremo tutta per riaccendere la passione e la vita sociale. Ma nessuno si sente il salvatore della patria, pertanto sarà necessaria la collaborazione di tutte le componenti. E’ comunque una grande sfida da raccogliere e da affrontare con la massima determinazione ed entusiasmo.
Senza sottovalutare l'esperienza come responsabile dei
festeggiamenti, che di sicuro mi sarà di aiuto, la Società è tutta
un’altra cosa e necessita di spirito di sacrificio, volontà di
coinvolgere le persone, ascoltare ed essere pronti a cogliere
suggerimenti, pazienza nel prendersi qualche critica e umiltà nel
saperla accettare ed analizzare e correggere eventuali errori che si
possono commettere. Nella speranza che le (inevitabili) critiche
possano essere costruttive e non solo fini a sé stesse, altrimenti
costituiranno solo un ulteriore problema e nella certezza che nessuno
possiede la formula perfetta per soddisfare le esigenze soggettive.
Credo fermamente nella meritocrazia ed oltre al bagaglio delle
precedenti esperienze, mi porterò dietro qualche certezza: persone
di comprovata capacità e profonda conoscenza della Contrada, penso
ad esempio ai collaboratori più stretti (i Vicepresidenti), e molti
amici dei quali conosco le capacità e la volontà di impegnarsi.
Oltre a un gruppo eterogeneo di Contradaioli che hanno accettato con
entusiasmo di salire a bordo. Senza togliere niente a nessuno, non
posso non menzionare una sicurezza, un “asse portante” (come
piace dire a lui con ironia parlando del ruolo di Presidente) come
“Beppe” Borghi, con il quale in passato ho già condiviso 3
mandati da Vice e dal quale ho imparato quasi tutto.
Per tante ragioni i rioni sono molto
meno abitati dai propri contradaioli rispetto agli scorsi decenni.
Credi che nella realtà attuale la società di contrada possa
rimanere un punto di riferimento quotidiano per i contradaioli?
Deve e dovrà esserlo, non solo per chi abitualmente frequenta o per chi abita nel centro storico; ma anche e soprattutto per chi per svariati motivi si è allontanato dalla contrada o se ne è in qualche modo disamorato ed è diventato “inadeguato” o “scomodo”; dovrà essere il luogo dove incontrarsi e divertirsi, imparare le regole di come si vive in Contrada, ma anche parlare e confrontarsi poiché il dirsi le cose in faccia sarà il primo passo per dimostrare che siamo ancora “vivi”. Ci dovremo mettere tutto l’impegno possibile per ripartire tutti insieme; questo è un obbligo morale che abbiamo innanzitutto verso chi questa Contrada l’ha costruita e fatta progredire, non solo come cultura, ma anche impegnandosi a dotarla materialmente del suo capitale immobiliare. In questo momento penso in particolare a tanti Maestri di vita e di Contrada che ci hanno accompagnato fin qui, che oggi non sono più tra noi e che troppo facilmente dimentichiamo per l’esempio che ci hanno tramandato.
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