domenica 2 giugno 2013

La fede nel Palio di Pasquale Colella Albino


Che cosa è il Palio? E’ una corsa di cavalli, ma non solo. E’ una festa, ma anche qualcosa di più. Il Palio è magia, colori, tensione, emozione, superstizione, religione, rivalità e felicità. Molto è stato scritto sul Palio ed è ben difficile raccontarlo in poche parole.
La Contrada della Pantera il 21 giugno p.v. alle 17.30 presso la Chiesa di San Niccolò al Carmine in Pian dei Mantellini, cercherà di analizzare uno di questi elementi. Abbiamo infatti deciso di organizzare un interessante incontro-dibattito su un tema quanto mai attuale e che si presta ad una serie di interpretazioni, sia da parte di coloro che sono animati da sentimenti religiosi, sia da parte di coloro che invece sono animati da sentimenti laici. Già il titolo scelto è di per sé volutamente declinabile a varie interpretazioni:
La Fede nel Palio...l'indissolubile legame tra la Festa e la tradizione cattolica”.
Di quale fede parliamo? Di quella insita nella Festa e in tutti i momenti liturgici che la accompagnano, oppure della fede nel Palio intesa come fiducia, speranza ma non dal sapore strettamente religioso? Per parlare di questo argomento insieme all'On.do Priore della Contrada della Pantera Stefano Morandini, e al Rettore del Magistrato della Contrade Fabio Pacciani ci saranno il Professor Alessandro Falassi (ex priore della Contrada Sovrana dell'Istrice), il correttore della Contrada della Pantera, don Alessandro Galeotti, il correttore della Nobile Contrada dell'Aquila, Don Roberto Bianchini, il Correttore della Contrada Priora della Civetta Don Enrico Grassini e il Correttore della Contrada della Lupa, Don Sergio Volpi. Riteniamo utile riproporre all'attenzione della cittadinanza un tema che troppe volte viene vissuto durante la Festa ma poco analizzato. In questo breve articolo non posso citare tutti gli elementi che legano la Festa alla tradizione cattolica, ma sarà sufficiente accennare ad alcuni esempi per capire quanto questo aspetto coinvolga tutti noi contradaioli. All'interno dei diciassette rioni, ogni Contrada ha la propria residenza civile, amministrativa, religiosa e ricreativa: diciassette contrade, diciassette sedi diverse. Ciascuna sede è costituita da tre luoghi principali: il Museo, la Società e l'Oratorio. Già dall' XI secolo, la popolazione aveva l'abitudine di adunarsi presso le chiese e la cappelle cittadine per trattare gli argomenti di interesse comune; questa abitudine, che riuniva gli abitanti dei vari rioni, determinò le formazioni di circoscrizioni con funzioni anche politiche. Tali circoscrizioni rapidamente presero il nome di Contrade, assumendo la loro denominazione caratteristica in base al nome della via principale del rione, della chiesa o delle famiglie che in esse possedevano il complesso più importante di case e palazzi. Del resto, la stessa parola religione significa legame, un legame, in questo caso specifico, che portava la gente senese a stare inevitabilmente insieme, per difendere e fortificare lo stesso obiettivo: ieri l'indipendenza politica ed economica, oggi la Festa che non è solo e soltanto una celebrazione di richiamo medievale, ma anche una riaffermazione dello stesso sentimento che univa quei popoli fin dalla nascita della Civitas. Forse ancora prima dell’epoca medievale un legame, forte e inscindibile, era già presente: il mito della fondazione vuole Siena, nata dalla costola di Roma, fondata dai transfughi figli di Remo giunti nei tre colli fatidici di gran carriera, inseguiti dai cavalieri di Romolo. Senio e Aschio fondarono Siena alla fine di un mitico "Palio alla lunga". Proprio nel luogo di culto per eccellenza, il Duomo Nuovo, bianco e nero come la balzana - lo stemma della città - fu posta, dal 1200, l'insegna del Comune, a delineare l'arrivo della corsa dei barberi, il Palio alla lunga che nei secoli precedenti si era corso per le vie tortuose della città fino al Duomo Vecchio, dedicato a San Bonifacio, come attestano documenti del XII secolo. E quando Siena divenne una delle più ricche e colte città d'Europa nel Medioevo, il Palio fu l'evento ludico e il momento culminante e conclusivo delle splendide feste annuali in onore di Nostra Domina d'Agosto, Maria Vergine Assunta regina e patrona di Siena e del suo stato. A lei la città si sarebbe consacrata e raccomandata, offrendole le sue chiavi, in tutti i momenti estremi della sua storia, dalla vigilia della battaglia di Montaperti nel 1260, fino al passaggio del fronte durante la II guerra mondiale, nel 1944. In continuità con la tradizione, il Regolamento (1998) del Palio di Siena prescrive che nel Drappellone, sia sempre posta in alto l'immagine di Maria Santissima che si venera nella Chiesa di Provenzano o quella dell'Assunta proprio a sottolineare l'inscindibile secolare legame di Siena alla Vergine Maria. La vita di Siena ed il Palio sono intessute di religiosità; probabilmente non sarà un tipo di religiosità ortodossa al 100%, ma è sentita e, soprattutto, è vastamente popolare. Come non pensare, a tal proposito, all'adorazione con cui tutti i contradaioli cantano una forma non sempre corretta del Te Deum per ringraziare della vittoria sul Campo. Ma tutte queste occasioni sconfinano anche con atteggiamenti che lambiscono la superstizione e tanti sono gli aneddoti a ciò legati: preghiere, maledizioni, presentimenti, amuleti, scongiuri. La storia del Palio di Siena è anche questa, la Festa si nutre di credenze popolari e di aneddoti, di speranze deluse e di segni interpretati a proprio uso e consumo. Si racconta, per esempio, che nel 1961, quando la Torre vinse il palio dell' Assunta, don Duilio Bani corse in chiesa e prese a male parole Santa Caterina, protettrice dell'Oca, la contrada «nemica» della Torre. «Ma come?» protestò in direzione dell'altare. «Noi abbiamo pregato tanto e vincono gli avversari...». La sua rabbia montò a tal punto che spense tutti i ceri, si voltò verso la Santa, e disse: «Stasera noi si va a letto con la rabbia, ma tu al buio...». Come non parlare della Festa Titolare, il momento più importante per ogni Contrada, quando ogni anno, per la ricorrenza del Santo Patrono, la Contrada fa festa grande in chiesa e nelle sue strade, rendendo omaggio alle consorelle? Le strade sono illuminate, si suonano le campane, si ricevono i rappresentanti delle Contrade "alleate", le cui bandiere sono esposte in Chiesa o sventolano lungo la via principale del rione assieme a quella della Contrada celebrante. Durante quei giorni, la sera della vigilia è riservata al Solenne Mattutino nella chiesa splendidamente addobbata e illuminata a festa. Insieme ai dirigenti di Contrada, vi assistono i Priori delle Contrade alleate, a cui sono riservati appositi stalli parati. Le celebrazione della funzione religiosa è affidata al Correttore (che è il sacerdote che provvede all'uffiziatura dell'Oratorio e alla benedizione del cavallo e del fantino il giorno del Palio ed è il capo spirituale della Contrada) aiutato da diversi sacerdoti, che cantano il vespro solenne della Madonna. Al termine i fedeli baciano la reliquia del Santo Patrono. Durante la Festa titolare, come sappiamo, si celebra il Battesimo contradaiolo, un battesimo laico, ma con forti tinte di sacralità. Ho accennato alla benedizione del cavallo e del fantino uno dei momenti più toccanti per ogni contradaiolo, prima della corsa del Palio: portiamo i cavalli in chiesa, davanti a un prete, e preghiamo per loro. E chiediamo a Dio, a Maria Vergine e a Gesù, di benedirli e di proteggerli, trattenendo il respiro per non innervosirli. Sarebbero centinaia gli episodi da raccontare o i legami indissolubili da citare tra la Festa e la tradizione cattolica ma non ho né la sapienza né lo spazio per farlo. Spero però di non avervi annoiato con questo articolo che non è né vuole essere antropologico, storico o dottrinale, ma solo scritto con entusiasmo su un tema che mi appassiona.
Il nostro auspicio è che questo incontro-dibattito, che si concluderà con un brindisi nei rinnovati locali della Società, possa avere lo stesso successo del convegno sulla Giustizia Paliesca che vide protagonista la nostra Contrada qualche anno fa.

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