domenica 2 giugno 2013

Nuovi spazi museali di Pietro Giannini


L'idea del recupero degli spazi della vecchia Società Due Porte per l'ampliamento del Museo della Contrada risale al 2011, quando è stato portato a compimento il recupero delle serie di monture più antiche, dei pochi indumenti del 1879 fino alla serie di costumi del 1904 ( L. Cappelli, Grattapassere n. 1, 2012, pp. 9). La necessità di trovare una degna collocazione a tale patrimonio della Contrada creava di per sé i presupposti e l'esigenza stessa di considerare la possibilità dell'ampliamento degli spazi museali esistenti.

La vecchia Società Due Porte, oggi in disuso dopo il trasferimento dei locali nell'attuale sede, è facilmente individuabile come la naturale estensione del Museo della Contrada, data la sua contiguità con il Museo esistente.

Ancor prima di rispondere alle esigenze funzionali e costruttive che ci venivano richieste, abbiamo sentito la necessità di definire una rinnovata immagine dei nuovi spazi espositivi e di rivendicarne la presenza nel contesto. Il contesto è quello di Via San Quirico, di quella porzione dal numero civico 19 della Società Due Porte al numero 26 del Museo sul lato opposto. In questi anni di cambiamenti e di traslochi tra i vari locali di proprietà e non della Contrada, la porzione di suolo pubblico di Via San Quirico è stata ed è l'area più frequentata, lo spazio delle discussioni più goliardiche o più accese; verrebbe da dire il “salotto” della Contrada, ovviamente nelle serate di Palio, ma non solo. Nella sua genuinità, non possiamo non rilevarne il suo carattere improvvisato e casuale.

SCARICA IL PROGETTO

Nell'ottica del restauro e recupero dei locali della vecchia Società Due Porte si presenta pertanto l'opportunità di mettere in dialogo i due lati di via San Quirico, l'ingresso della nuova Società, la finestra dell'Assaggeria con il nuovo spazio espositivo. Un'ampia apertura vetrata, in sostituzione del portone in legno e vetri trasparenti per gli altri infissi esistenti apriranno la visione dei nuovi locali ai passaggi quotidiani di contradaioli e turisti, trasformando un progetto di restauro di interni in un più ampio progetto di recupero urbano. Di notte, tali aperture fungeranno da lanterne utili, tra l'altro, a ridefinire e delimitare lo spazio esterno pertinenziale ai locali della Contrada, stabilendo un rapporto visuale e percettivo di continuità urbana.

I nuovi spazi non saranno solamente luogo di conservazione della memoria, ma spazi per la valorizzazione delle opere attraverso la rimodellazione del contenitore architettonico. Riconosciamo infatti la subordinazione del contenitore rispetto all'opera/e che accoglie, ma non condividiamo l'idea dell'opera conservata gelosamente, quasi segregata, nel museo.

La progettazione museografica ha costituito, fino a vent'anni fa, un settore disciplinare autonomo dell'architettura, specialistico e differente per metodologie, logiche e tecniche di valorizzazione dei materiali esposti. Dall'analogia museo – espositore, cioè da luogo di conservazione della memoria, si è passati alla valorizzazione dell'opera attraverso il contenitore architettonico, che è anche luogo di segnali e messaggi, spazio della comunicazione.

Per fare questo ci spingiamo a dire con un certo gusto del paradosso che quello che vogliamo proporre è anche un museo: è sopratutto un’opportunità, mai come oggi necessaria, per la valorizzazione della vita stessa della Contrada e possibile motore per la sua crescita.

Se a questo aggiungiamo il futuro incerto di parte dei locali oggi in uso della Società Due Porte, si rafforza l'idea di uno schema caratterizzato da uno spazio vuoto centrale che garantisca un alto grado di polifunzionalità e adattabilità a molteplici configurazioni. Esposizioni temporanee del ricchissimo materiale dell'archivio della Contrada, ricevimenti, proiezioni, saranno queste le attività che i nuovi spazi dovranno e potranno essere in grado di accogliere.

Dal punto di vista costruttivo l'intervento prevede una razionalizzazione degli elementi esistenti:
  • da una parte l'estensione della pedana d'ingresso su tutto il lato di Via San Quirico che si trasforma sia in scalinata espositiva sia in una gradonata per la contemplazione dei materiali esposti.
  • dall'altra la razionalizzazione dell'atrio d'ingresso caratterizzato oggi da una suddivisione degli spazi frammentata, ereditata dall’originaria destinazione d'uso.
  • una successione di teche mobili disposte su uno dei lati lunghi del salone assolve alle necessità espositive richieste, limitando al minimo l'occupazione dello spazio centrale al fine di mantenere un' elevata flessibilità di utilizzo.
Non ho riportato la descrizione del processo progettuale dei nuovi spazi espositivi in prima persona plurale per un eccesso di formalismo. Il progetto è stato redatto a quattro mani e sarà seguito nella sua realizzazione a quattro occhi, i miei e quelli di Nicola Marmugi, carissimo amico e collega.

Concludendo, ringrazio in prima persona il Priore per la fiducia concessaci, con l'augurio che il recupero di tali spazi garantisca la realizzazione di un degno contenitore per i vecchi costumi e contemporaneamente possa offrire alla Contrada uno spazio che sia fonte di stimolo per attività e gioiosi momenti di aggregazione.



Nessun commento: